BREVE STORIA DELLA SICILIA

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Dai resti di una donna, vissuta tra 14 e 11 mila anni fa, nel Pleistocene superiore, ritrovati nella grotta di San Teodoro, da qui il suo nome, Tea, all’ennesimo progetto del Ponte sullo Stretto, che ormai non interessa piú nemmeno alla Mafia, scorre veloce la storia della Sicilia. Invasa da tutti e vinta da nessuno, l’isola si é sempre dibattuta fra sanguinosi garbugli e clamorosi voltafaccia, spesso linea di confine fra Oriente e Occidente, per alcuni secoli terra di strabiliante convivenza tra cristiani, musulmani ed ebrei. Federico II, Stupor mundis, la mette al centro del suo mondo cosmopolita, irresistibile richiamo per europei ed islamici. Con lui nasce l’idea di un’Italia unitaria, nasce la prima scuola poetica, nasce la prima forma di una lingua volgare.
A esclusione degli orientali non c’é popolo che non si sia affacciato in Sicilia a cominciare da quello che gli dette il nome, i Siculi. Poi si presentarono i Sicani, a seguire Fenici, Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Svevi, Normanni, Aragonesi, Angioini, Asburgo, Borboni, infine i piemontesi sotto il manto protettivo dell’impero britannico, che consentí a Garibaldi di far sbarcare i Mille a Marsala. E giá nel 1863 avveniva l’iniziale trattativa di alcuni apparati della monarchia con Cosa Nostra per la gestione del malcontento di Palermo. Di trattative se ne sarebbero sviluppate tante altre, soprattutto nell’Italia repubblicana: da quella per la consegna del cadavere di Salvatore Giuliano a quella per l’arresto di Totó Riina. Ma a condurle sono sempre stati gli esponenti di lobby e di consorterie adusi da centocinquant’anni a intendersela con i boss.
Nei secoli la capitale di riferimento é stata comunque lontana, é toccato dunque ai Vicerè gestire il vero potere e i siciliani hanno presto imparato a baciare tutte le mani, che non potevano tagliare. Al riparo di un’ubbidienza di facciata, si struttura in epoche lontane il Partito unico siciliano (dall’evocativo acronimo Pus) capace di aggregare nobili, imprenditori, agiati borghesi, politici. Li spinge soltanto il proprio tornaconto, in dispregio di qualsiasi ideologia; li cementa, in tempi recenti, la comune appartenenza alla massoneria. Il Pus é formato dai cento nomi e dai cinquanta cognomi ricorrenti in ogni losca vicenda, pronti a baciare tutti i culi continentali a disposizione. Il prezzo ogni volta l’hanno pagato i poveracci e i leali servitori dello Stato, che si sono rifiutati di credere alla profezia di Sciascia sulla linea della palma avanzante di 500 metri l’anno. E di sangue in Sicilia ne é scorso parecchio, spesso sangue innocente, mai peró per un desiderio di riscatto sociale, di rivincita degli oppressi nei confronti degli oppressori. Ogni ammazzatina é servita a corroborare le ambizioni del malacarne di turno.





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