TUTTI I VIVI ALL’ASSALTO L’epopea degli alpini dal Don a Nikolajevka. Nuova edizione leggi il primo capitolo acquista il libro on line Vent’anni dopo la prima edizione, «Tutti i vivi all’assalto» ritorna con l’aggiunta di tre capitoli per raccontare che cosa furono per gli alpini sopravvissuti la prigionia in Urss, le epidemie nei lager, il ritorno in un’Italia spesso matrigna. Alla feroce contrapposizione politica di quell’infuocato dopoguerra si aggiunse la disperazione delle famiglie prive di notizie di un figlio, di un padre, di un marito, di un fratello. Nonostante l’impegno del Pci di cancellare il magnifico comportamento, militare e umano, delle penne nere, la forza della verità prevalse. La semisconosciuta anabasi italiana, la più straordinaria avanzata all’indietro della storia militare diventarono un patrimonio comune da trasmettere alle future generazioni. Dal 17 al 31 gennaio ‘43 la Tridentina, la Cuneense e la Julia, proveniente da un mese di sanguinosi scontri nella valle della Kalitva, affrontano centinaia e centinaia di chilometri nella neve per sottrarsi all’Armata Rossa, che ha appena sopraffatto le truppe tedesche a Stalingrado. A guidare la marcia sulla neve degli alpini, ai quali si é accodata la divisione di fanteria Vicenza, é soprattutto il desiderio di rientrare a baita, più che l’amor patrio. Si cammina, si combatte e si muore a -40°, a -45°, certe notti a -48°. A volte si arranca per dodici ore nella sterminata steppa di ghiaccio e poi bisogna andare all’arma bianca per conquistare una povera isba, in cui ripararsi per qualche ora. Si lavora, dunque, di baionette e bombe a mano perchè mancano l’artiglieria e i carri armati così come mancano il cibo e gli aerei. Sono combattimenti disperati nei quali «tutti i vivi all’assalto» diventa il grido di riconoscimento e l’estremo atto di fede nei confronti del commilitone, del compaesano, del conoscente: e allora si pregano Dio e i santi del cuore che l’urina sia sufficiente a riscaldare la mitragliatrice, si chiede all’amico del cuore di essere uccisi piuttosto che cadere vivi nelle mani del nemico. |
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